Aleksej Grigor’evič Stachanov

Sto lavorando dodici, quattordici, quindici ore al giorno. Non per dire numeri a caso, lavoro davvero sessanta e spingi ore alla settimana. Quando torno a casa studio perché ci sono gli esami tra poco. Nel fine settimana se non lavoro dormo e se sono sveglia desidero dormire o studio. Se non faccio niente mi assale un amarissimo horror vacui. A volte mi sveglio con la sensazione di aver interrotto un sogno in cui cerco di capire un’immagine TC o ripasso anatomia. A volte a metà giornata mi viene voglia di spaccare qualcosa, tendenzialmente il cranio di qualcuno.
Forse sto diventando una persona che si appresta all’analfabetismo di ritorno, all’ulcera gastrica e alla solitudine guadagnata di chi sceglie il lavoro. Forse è solo la lotta contro la metamorfosi dalla persona che sono – che mi garba abbastanza – a quella che rischio di diventare – con cui non credo vorrei nemmeno fare la coda in posta.
Alcune delle persone che mi circondano sembrano lo specchio di quello che diventerei se mi mancassero le forze per lottarmi contro. E non posso che sperare di imparare da quelle persone, come se fossero il mio memento, come è bello non essere, quello che non voglio diventare. E non è solo una questione di ore lavorate, ma di priorità, di spessore umano, di intelligenza sociale, di importanza delle parole scelte, di memoria, di equità e onestà.
Ho bisogno di un po’ di tempo che sia mio, per ricordarmi che quando torno a casa sono felice di quello che ci trovo. 
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The other side.

Da qualche tempo ho cardiopalmo. Che di giorno mi scoccia e di notte mi sveglia e non mi lascia dormire più. Mi sono accorta che il mio polso spesso é aritmico. E mi sono spaventata, ho pensato di essere davvero malata. E immantinente on the other side: dall’altro lato. E se fossi malata davvero? Ho la fibrillazione atriale. No, anzi ho la cardiomiopatia dilatativa.

Poi penso: idiota, sei ipocondriaca e fai il medico. Un cocktail delirante di paranoia e conoscenza che rende la fobia reale battezzando le paure: fibrillazione, cardiomiopatia.


Il cardiopalmo non passa. E allora penso che tra l’ipocondria e la noncuranza potrei fare una via di mezzo. E allora vado da un cardiologo, un cardiologo gigante e molto gentile. Il quale cardiologo enorme mi dice: sono extrasistoli ventricolari, effettivamente ne hai tante. Allora mi fa un ecocardiografia e un test da sforzo. Tutto a posto dice.


Non morirò di morte cardiaca improvvisa. Però meglio fare un Holter ECG. L’ho messo oggi. Ho i fili sotto la maglia e devo scrivere su un foglio quello che faccio e come mi sento.


Fare la paziente non mi piace. Perché paziente non sono.


Dovrei smettere di fumare. E pensare che già non guardo la tv non vado al cinema non faccio sport.
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La mia nefrectomia. Sinistra.

HelloKidney Il mio sogno ricorrente delle ultime due settimane non è banale. Non sogno fughe da non so che cosa, non sogno tastiere telefoniche che mi impediscono di comporre numeri, né altri tipi di aprassia.
Io sogno quasi ogni notte da giorni la mia nefrectomia, ovvero quando un urologo ti fa uno sguaro di due spanne sul fianco e ti tira via un rene.
Nel mio sogno vedo il mio fianco eburneo dall’alto, con le luci abbaglianti della lampada scialitica che mi fanno sembrare ancora più diafana e i telini sterili azzurri del campo operatorio intorno. Vedo le mani guantate con i biogel del mio collega M. che incidono cute a freddo, sottocute, fascia, muscolo obliquo esterno, obliquo interno, trasverso con l’elettrobisturi. Vedo le sue mani isolare la loggia renale e mobilizzare il rene. E’ sempre il rene sinistro. E io, dall’alto, riconosco la mia anatomia senza la minima sensazione di ansia o angoscia.
Quando M. sta per isolare il peduncolo vascolare il sogno finisce. E io la mia nefrectomia sinistra non la vedo mai finire.
Questo sogno ricorrente mi lascia quattro domande senza risposte.
Il primo: qual è la diagnosi?
Il secondo: è una storia a lieto fine o in realtà nel sogno succede qualche catastrofe chirurgica/anestesiologica e io, come nei film di paura, mi copro gli occhi per non vedere e quindi smetto di sognare?
Il terzo: perché non avverto ansia o disagio riconoscendo la mia anatomia?
Il quarto: se decidessi di fare analisi, il mio analista si addormenterebbe perché sono noiosa ed egoriferita?
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Sinistra allegria.

Io a quattoricianni ero vegetariana perchè mi faceva senso il rumore dei maiali quando muoiono. Sei anni dopo iniziai ad avere un sogno ricorrente: mangiare panini col prosciutto crudo.

Al che pensai: mangerò un panino col prosciutto crudo. E fu così che ricominciai a mangiare le cose morte. I miei sogni ricorrenti da allora sono sostanzialmente banali: sogno di non riuscire a fare numeri di telefono, di non riuscire ad urlare, ponti che crollano dietro le mie fughe da non so cosa. Da allora i miei sogni ricorrenti sono a base di aprassia. Sono una persona insicura direbbe un freudiano. Bella scoperta risponderei io.


Da quel momento ho un rapporto morboso con la carne, quasi una dipendenza, con una predilezione per quella cruda o molto al sangue. Mi piace il sapore del sangue.


Sarà per questo che negli ultimi giorni le narici sanguinanti mi mettono una sinistra allegria?
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La galera è per i ladri di polli. The prison is for chickens’ thieves.

Pensa se per assurdo una sera uscendo dal lavoro un medico – non un medico condotto, bensì un chirurgodifamainternazionale – si prendesse una scarica di pallottole addosso. Metti che chi spara, nella mia storia di fantasia, mirasse alle palle, ma fosse riuscito a colpire solo una gamba. A quel punto forse qualcuno si chiederebbe: "Perchè un chirurgodifamainternazionale si prende le pallottole addosso? Chi lo odia? Perchè lo odia?". E sicuramente, se mai succedesse, chi dovesse indagare sull’aggressione, forse riterrebbe opportuno capire il perchè e il percome sia potuta succedere una cosa del genere.

Metti che per assurdo, chiediti il perchè, chiediti il percome, venisse mai fuori senza ombra di dubbio (testimoni, molti testimoni) che il chirurgodifammaeccetera di cui sopra avrebbe chiesto e incassato denari da decine di pazienti per accorciare i tempi operatori e per avere la garanzia di essere operati da luistessomedesimodi-infamia-internazionale.


A quel punto, nella mia fantasia, il caso resterebbe sì irrisolto: chi ha sparato? Non si sa. Ma a quel punto si potrebbe dedurre di essere stati edotti circa un interessante corollario della vicenda: il chirurgoeccetera è inequivocabilmente uno scarabeo stercorario.


Nella mia fantasia esso verrebbe mandato ai lavori forzati alla discarica di Malagrotta. Nella realtà, una volta ascoltati i testimoni, accertati i fatti oltre ogni ragionevole dubbio, scatterebbe una condanna tipo radiazione dall’Albo e qualche anno di galera più lo sdegno della comunità scientifica tutta e il disprezzo di mamma, figli, compagni di merende, cani, zoppi e ballerine.


E se io vi dicessi che se mai dovesse succedere una cosa simile (e iddionnipotente ce ne guardi) il chirurgodifama ad un anno dalla condanna fosse libero di esercitare la professione, fosse ospite d’onore a congressi, pubblicasse libri di grande rilievo e ovviamente non fosse in galera, ma libero di abbandonarsi all’affetto di mamma, figli, compagni di merende, cani, zoppi e ballerine?


 

Io non ci crederei. 
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